Alla fine del 2014 sapevo di essere arrivata a buon punto.
Da quando avevo scoperto l’esistenza dello sviluppo personale, quattro anni prima, ero stata letteralmente catapultata in nuovo meraviglioso mondo. La neurolinguistica mi aveva dato il microchip per capirmi, il coaching mi ispirava nei programmi quotidiani, la comunicazione non verbale e la scienza della persuasione mi facevano divertire con dettagli dell’agire umano di cui avevo sempre ignorato l’esistenza.
Eppure sentivo, come avrebbe detto mia nonna Resy, che mi mancava sempre un punto per far 100.
Avevo letto da tempo il famoso libro “Ci vediamo sulla cima” e quindi il nome mi era ben noto quando, nell’aprile 2015, il primo giorno del corso sul carisma tenuto dal mio maestro Owen Fitzpatrick, conobbi Tom Ziglar, il figlio del grande Zig.
La prima cosa che fra me e me mi dissi fu che ci fa il figlio di una leggenda della motivazione a studiare carisma alla scuola di un giovane irlandese? L’idea che un personaggio simile in pieno anonimato si unisse ad oltre cento sconosciuti in un hotel di Dublino, facendo esercizi e prendendo appunti, mi colpì profondamente.
Un po’ alla volta iniziai a coltivare l’amicizia con Tom, “il compagno di corso”, il che mi portò a studiare in modo sempre più sistematico tutti i materiali e le risorse diffuse da Ziglar Corporation. Mi resi conto che vi era custodito ben più di un insieme di tecniche collaudate e della raccolta dei lavori di un anziano signore scomparso qualche anno prima. Nell’eredità morale e intellettuale di Zig Ziglar c’è un codice di vita.
“Puoi ottenere tutto nella vita se aiuti gli altri a raggiungere quello che loro desiderano”. La citazione-simbolo di Zig ci dice che cosa gli stava veramente a cuore e che cosa lui ha trasmesso a tutti, a partire dai suoi figli: un’attenzione genuina alle persone, la semplicità, lo spirito di servizio. Ne ho prova, ad esempio, ogni volta che saluto Tom al telefono perché il suo modo classico di concludere è con una frase normale che fa tutta la differenza del mondo: dimmi che cosa posso fare per te. E poi effettivamente fa qualcosa per me!
Lo stesso tocco di famiglia ho poi trovato anche in Julie, in Cindy e nella signora Ziglar, quando le ho conosciute nel 2017.
E’ così che è iniziato il percorso che mi ha condotta alla certificazione come Trainer Ziglar Legacy: l’eredità del grande uomo erano prima di tutto le sue persone.
Qual è il segreto? Chiedevano i fans di Zig che partecipavano ai suoi eventi. Lui rispondeva: “passate da me dopo il mio discorso e ve lo racconterò personalmente”. E così faceva. Si narra che riuscisse a stare fino a notte inoltrata a raccontare alle persone, che attendevano in fila anche per ore, come la sua Fede fosse l’architrave della sua vita. Diceva Zig: prima Dio, poi la famiglia, poi il lavoro. E su questi valori, in quest’ordine, ha fondato la sua impresa, la sua famiglia e il suo impegno come uomo.
Nei suoi discorsi pubblici era sempre molto diretto e quello che trasferiva non era il mito di un potere personale illimitato ma prima di tutto un codice etico fortissimo: nel business, nella vendita e soprattutto nelle relazioni. Ora molte delle qualità di cui parlava sono di moda: l’integrità e l’altruismo ad esempio, cominciano addirittura ad essere delle skills quotate e incentivate dalle aziende! Ma da sempre nel mondo Ziglar alla base di tutto, prima delle strategie, ci sono i valori: integrità, carattere, onestà. E come Zig, i trainer Ziglar Legacy hanno in comune un radicamento a livello spirituale, qualunque sia il loro credo.
Può sembrare un’ardua impresa combinare questa filosofia con la competizione estrema che la vita di oggi ci impone, facendoci apparire lecita praticamente qualsiasi cosa. Ma io ho capito che solo conquistando chiarezza sulla propria identità e sulla propria comunità di appartenenza le cose si fanno semplici!
Nella Ziglar Legacy io ho ritrovato gli stessi contenuti e riferimenti che mi sono stati trasmessi dai miei genitori e questi stessi contenuti e riferimenti ho poi visto all’opera come strumenti per la trasformazione delle persone. E’ stato come tornare casa.