Per me essere positivi significa stare davanti a un bivio e sapere da quale parte andare.
Significa lasciar perdere la strada della lamentela, della critica, del senso di colpa, del rancore e della frustrazione per imboccare la strada dell’impegno.
Impegno a prendersi la propria responsabilità e a svolgere il proprio ruolo.
Impegno a imparare quel che c’è da imparare.
Impegno a rallentare e mettersi in ascolto.
Impegno a perdere un po’ di ego e rifare tutto daccapo, se necessario.
Impegno a coltivare l’atteggiamento migliore possibile per essere pronti quando le circostanze ci interpelleranno di nuovo.
Credo che ognuno di noi abbia almeno un ricordo di una situazione in cui, di fronte a un problema, tutto è peggiorato a causa di come questo problema è stato gestito.
A questo ci serve l’atteggiamento positivo: ad esser certi di rispondere nel modo migliore possibile, malgrado tutto, sapendo che questo modo di porsi di fronte a un problema, più che la sua soluzione, potrà essere d’ispirazione a un figlio, a un collaboratore, a un amico o a noi stessi quando in futuro richiameremo alla memoria quella vicenda.
Come dice il mio amico e mentore Tom Ziglar, “essere positivi significa avere un piano”.